I 7 vizi capitali e la giusta interpretazione.

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I vizi capitali spesso si intendono come senso di colpa.

vizi capitali

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I 7 vizi capitali sono un elenco di comportamenti e inclinazioni dell’animo umano. Vengono anche chiamati “peccati capitali” erroneamente, soprattutto nella filosofia Cristiana e vengono visti in senso punitivo,  mentre i vizi sono una causa del peccato, che invece ne è l’effetto.

Già Aristotele descrisse i vizi capitali, definendoli “abiti del male”, perché riteneva che, come nel caso delle virtù, i vizi derivano dalla ripetizione di determinate azioni che formano nell’uomo che le compie, quello che lui definiva “un abito” che fa muovere l’individuo in una determinata direzione. Ma i vizi, rispetto alle virtù, non promuovono la nostra crescita interiore ma la distruggono.

Molti conoscono i 7 vizi capitali, ma è facile percepirne una visione errata, in quanto sono sempre stati elencati come sensi di colpa. Abbiamo fatto l’elenco, spiegandone il significato con la visione affascinante dello scrittore e saggista Igor Sibaldi.

I 7 vizi capitali spiegati correttamente.

Ira:  spesso viene confusa con la rabbia o col desiderio di vendetta ma il giusto significato è: La voglia di avere ragione a tutti i costi. Quando si è convinti di avere ragione ci si chiude privandosi di ogni alternativa.

Lussuria: questa viene sempre interpretata come un desiderio irrefrenabile di piacere sessuale, ma il significato è molto più profondo: vedere se stessi e le altre persone solamente come un corpo, trasformando quindi se stesso e gli altri in semplici oggetti.

Invidia: significa “non vedere le cose con i propri occhi”, il significato errato attribuito è il desiderare le cose altrui, che in realtà è solo la conseguenza.

Gola: tutti pensano che significhi mangiare tanto ed essere goloso, ma il significato è più profondo: perdere il rapporto con ciò che ci piace veramente. Ad esempio quando ci si obbliga a mangiare qualcosa che non vogliamo piuttosto che quello che ci piace. Ma il vizio non è strettamente legato al cibo.

Avarizia: essere avari non significa essere taccagni nel senso monetario, ma lo si può essere anche del proprio tempo o delle proprie idee, per gli altri o anche per se stessi, pensando sempre a trattenere tutto e a non concedersi del tempo per fare qualcosa. Si può essere avari anche non concedendosi di sorridere agli altri.

Accidia: non è solamente la svogliatezza o la pigrizia ma è il vero e proprio “vuoto dentro” cioè la mancanza di interesse in tutto ciò che sta intorno a noi. Come vedere cose belle o brutte intorno a noi ma esserne totalmente estraneo e disinteressato.

Superbia: essere convinti di valere troppo rispetto a tutte le altre persone e distaccarsi quasi disprezzando gli altri, letteralmente  “io valgo cosi tanto e loro cosi poco, che è inutile che sappiano quanto valgo perché non lo meritano”.

La Chiesa nel medioevo aveva aggiunto anche la malinconia nei vizi capitali, perché in quella condizione non si apprezzavano le opere di Dio, ma il peggiore secondo loro era la superbia, perché l’individuo si metteva al pari di Dio, e veniva quindi visto in maniera inferiore rispetto a come dovrebbe essere considerato.

Igor Sibaldi sostiene che I vizi capitali sono malattie terribili, ma che riconoscersi in una di queste categorie è la chiave per “guarire”.

 

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